Ci piace ricordare con soddisfazione una sentenza della giustizia argentina a favore di Cecilia, una scimpanzé che viveva nello zoo di Mendoza.

E’ di qualche anno fa il provvedimento che la libera e dispone il trasferimento in luoghi dove potrà vivere il resto della sua vita insieme ai suoi simili. E’ stata una dura battaglia legale, a conclusione della quale è stata riconosciuta a Cecilia, dal giudice Maria Alejandra Mauricio, la qualità di “essere senziente” e, in quanto tale, degna di tutela dal punto di vista dei diritti fondamentali.

La scimpanzé, dopo la perdita dei suoi compagni di sventura, era rimasta sola in una gabbia di pochi metri ed era caduta in uno stato di depressione e solitudine che stava mettendo chiaramente a rischio la sua stessa esistenza. Dobbiamo tutti ringraziare una ONG locale e lo spagnolo Pedro Pozas Terrados, direttore del progetto “Gran Simio”, che tramite campagna a favore di Cecilia (e non solo, se siamo certi) sono riusciti a condurre in porto il nobile intento tanto da far riconoscere e applicare, per estensione, il principio “habeas corpus” che tutela l’inviolabilità della persona. Veniamo a conoscenza, con altrettanto compiacimento, che non si tratta della prima sentenza di questo tipo e che altre ce ne sono state anche negli Stati Uniti.

E ci auguriamo che ce ne siano sempre più in futuro. Cecilia è stata poi trasferita in una riserva del Brasile, a Sorocaba (Stato di San Paolo), dove potrà vivere insieme ad altre decine di scimpanzé. Ci piace immaginarla libera e felice, ma siamo ben consapevoli che nessuno potrà mai restituirle quello che le è stato ingiustamente sottratto in tanti anni di forzato soggiorno.

Daje Cecilia